Sette Scuse da Schiacciare per Iniziare a evangelizzare

Image result for squishing a bugTutti i credenti desiderano essere fedeli ambasciatori di Cristo. Vogliamo portare il messaggio della salvezza a tutte le persone intorno a noi, ma a volte abbiamo la tendenza a bloccarci invece di condividere gioiosamente l’incredibile verità che possediamo. Come un diabetico che riesce a zittire la sua coscienza e a mangiarsi il suo pezzetto di cioccolato, i cristiani giustificano la loro disobbedienza con alcune scuse ben ideate. Mi piacerebbe aiutarti a schiacciare alcune di queste scuse così che, quando avremo l’opportunità di evangelizzare, nessuna di esse ci fermi dal dare alle persone intorno a noi la speranza che si trova solo in Cristo.

Farò più male che bene

Sembra che alcuni pensino che, se commettono errori, possono finire per condurre qualcuno ancora più lontano da Cristo. Anche se credo che ci siano “evangelisti” che fanno più male che bene, non credo che un cristiano umile e gentile possa farlo. Farai più male che bene non se non saprai rispondere a una domanda difficile, ma se avrai un atteggiamento negativo mentre condividi la tua fede. Sono gli arrabbiati, i polemici, gli irrispettosi e quelli che usano parole cattive che finiscono col fare più male che bene. È impossibile essere gentili, amorevoli e compassionevoli e finire con l’allontanare qualcuno dalla verità. Puoi persino balbettare e impappinarti mentre parli, ma comunque potrai condurre qualcuno a Cristo. Alla fine sappiamo che la salvezza viene solo dal Signore e non abbiamo la capacità di portare qualcuno alla vita spirituale. Siamo tutti nati completamente morti, spiritualmente parlando (Ef 2:1-3). È impossibile rendere qualcuno più morto o meno morto, o lo sei o non lo sei, non c’è una via di mezzo. A Dio importa come presentiamo il messaggio, ma è fondamentale ricordare che non abbiamo il potere di salvare o di condannare nessuno.

Non so cosa dire

Se sai come andare in cielo, sai come guidare anche qualcun altro ad arrivarci. Il Vangelo non è un messaggio complesso. È la buona notizia che i peccatori morti possono essere riconciliati con Dio. Il Signore ti ha creato per adorarlo, eppure adori te stesso dalla nascita. Dio è perfetto e richiede una perfetta obbedienza per essere con Lui (Matteo 5:48). L’uomo è peccatore (Ro 3:23), questo peccato gli procura la dannazione eterna (Rom. 6:23) e non può salvarsi da solo (Ef 2: 9). E’ per questo che Gesù, eternamente Dio, è diventato uomo (Cl 2: 9), ha vissuto una vita perfetta (Eb 4:15), è morto sulla croce per noi (Ro 5:8) ed è risuscitato (Ro 4:25). Ora agli uomini può essere data la vita eterna se si pentono (Atti 17:30) e confidano in Gesù. È un messaggio semplice; ci vogliono solo 5 minuti per condividerlo, ma può avere un impatto eterno. Quando condividi la tua fede, racconta alle persone la storia di come Dio ha usato questo Vangelo per cambiare la tua vita. Parla con loro del tuo nuovo amore per un Salvatore che poco prima odiavi. Magari un’idea utile è di avere sempre a portata di mano un opuscolo, che puoi leggere con qualcuno e poi lasciargli.

Non voglio rovinare la mia relazione

Molte persone hanno paura di portare il Vangelo perché non vogliono perdere il loro amico o il loro famigliare. Hanno paura che le cose si facciano imbarazzanti o che la loro relazione venga danneggiata in qualche modo. Il danno che il Vangelo può portare a qualsiasi relazione terrena impallidisce in confronto all’incredibile separazione tra Cielo e Inferno che durerà per l’eternità. Ci riveliamo estremamente miopi se valutiamo di più una relazione terrena che non  una eterna. Se aiuti un non credente a diventare figlio di Dio, hai finalmente iniziato una relazione con qualcuno che durerà per l’eternità. Dio è glorificato quando apprezzi il cielo più della terra e ti benedice sempre quando persegui tesori in cielo. Evangelizzando potresti perdere una relazione terrena, ma il Signore prenderà il tuo peso e ti soddisferà più di ogni persona.

Non so come rispondere a domande difficili

1 Corinzi 1:19 dice che Dio ha scelto gli stolti di questo mondo per umiliare i saggi. Dio non ha bisogno di te per conoscere le varie ragioni per cui un pesce potrebbe ingoiare un essere umano per tre giorni e come quell’umano possa sopravvivere. Inoltre, non ha bisogno che tu sappia esattamente come i diversi strati del Grand Canyon dimostrino che il diluvio è realmente accaduto. Quelle verità portano gioia al cuore del credente, ma non servono a nulla in un incontro con un non credente. Lo scopo non è vincere un dibattito, ma in ogni conversazione dobbiamo sempre tornare al Vangelo. Romani 10:17 dice che la fede viene dall’udire e l’udire dalla parola di Cristo. Nelle tue presentazioni del Vangelo apri la Scrittura, sii gentile, paziente e appassionato e il Signore farà in modo che la sua Parola non ritorni a Lui senza effetto (Isaia 55:11).

È compito del pastore

Ci sono molte persone nella chiesa che pensano che l’evangelizzazione sia compito del pastore o degli anziani. Potreste pensare che questo è un lavoro pensato per dei “professionisti”, ma Dio ha chiarito che tutti nella Chiesa sono chiamati a condividere il Vangelo (2 Co 5:20). Il tuo pastore non può andare al lavoro con te; non puoi portarlo in classe. Di solito non vive vicino a casa tua e non partecipa ai pranzi di famiglia. Tu sei l’unico cristiano con cui alcune persone avranno mai l’occasione di parlare. Devi essere tu quello che parla loro del Vangelo. Magari non sei chiamato a uscire e fare evangelizzazione per strada, ma sicuramente devi essere fedele nel contesto in cui Dio ti ha posto nella sua sovranità.

Non ho tempo

Conosco un missionario che dice spesso: “Basta un versetto, cinque minuti e un pochino di coraggio”. Sprechiamo così tanto tempo. Guardiamo ore e ore di film, programmi TV o videogiochi. Passiamo ore perdendo tempo appiccicati ai nostri telefoni, studiando ogni passo che fanno i nostri amici su Facebook. Alcuni di noi sono estremamente impegnati, ma sono circondati da soli credenti e hanno poca interazione con i non credenti. Dobbiamo ripensare alla nostra agenda: ci dovrebbe essere sempre tempo per avere una conversazione sul Vangelo. L’unica cosa che possiamo fare sulla terra che non possiamo fare in cielo è condividere il Vangelo. Il tuo scopo nella vita è glorificare Dio e portare il Vangelo ai perduti. Se la tua vita è così piena da non poter soddisfare la tua chiamata principale, devi rivalutare le tue priorità.

Sono spaventato

Può essere scoraggiante condividere la tua fede. L’incognita di come reagiranno le persone può farci chiudere e spingerci a non parlare mai con le persone. Sebbene almeno in Italia il martirio sia probabilmente fuori questione per il momento, il pensiero di essere deriso o di essere criticato può pietrificare un credente. Gesù sapeva che questo poteva essere il caso e alla fine ricorda alla gente che non dovrebbero temere quelli che possono solo uccidere il corpo, ma piuttosto, colui che può uccidere il corpo e poi gettare l’anima nell’inferno (Luca 12:15). Oltretutto, chiunque crede nella dottrina dell’inferno riconosce il fatto che tutti intorno a loro sono sul punto di passare l’eternità tra le fiamme e l’oscurità. Entrambe queste verità prevalgono su qualsiasi paura che si possa provare. Abbiamo bisogno di ricordare sempre che Dio ci ha regalato lo Spirito Santo che è il nostro aiuto e ci dà forza ogniqualvolta ne abbiamo bisogno (Giovanni 14:26).

Alla fine tutti non vediamo l’ora che arrivi il giorno in cui saremo liberi dal peccato, con il nostro Salvatore. Il cielo sarà un luogo libero dalla paura, dal dubbio e dalla preoccupazione, un posto pieno di pace, gioia e conforto. Il Signore è esaltato quando desideriamo fervidamente il cielo al di sopra di ogni altra cosa. È soprattutto quando apri le labbra per condividere il Vangelo che dimostri di amare il cielo più della terra. Se hai usato una o tutte queste scuse per non evangelizzare qualcuno non ti scoraggiare, chiedi perdono al Signore e come gli apostoli (Atti 4: 23-31) chiedigli di darti il coraggio di condividere con franchezza il Vangelo, nonostante la persecuzione, in trepida attesa del giorno in cui Cristo ci dirà: “Ben fatto, ​​servo buono e fedele”.

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