Il Vangelo e la Sindrome di Down

Qualche anno fa ero a pranzo fuori con un amico; stavamo parlando, quando una delle cameriere si è avvicinata, ci ha interrotto e ha chiesto se avessimo bisogno di qualcosa.

Sorpreso dall’interruzione (non mi ero accorto che si stava avvicinando), ho alzato lo sguardo e sono rimasto stupito da ciò che ho visto: era evidente che quella cameriera avesse la Sindrome di Down.

Abbiamo iniziato a parlare con lei: ci ha raccontato del suo sogno di andare all’università, di  quanto fosse determinata a coltivare il suo amore per lo studio e la scuola. Ero stupefatto per la sua capacità di conversare e la sua eloquenza.

Improvvisamente mi sono reso conto che probabilmente era anche più intelligente di me!

Abbiamo condiviso il Vangelo con lei, che ha sostenuto di essere cattolica. Ci ha subito tenuto a dire che non era una cattolica nominale, ma una che sa bene in cosa crede; sicuramente conosceva (in parte) la sua Bibbia. Era senza dubbio andata a catechismo.

Mentre parlavamo, ad un certo punto ha detto: “Ma Giacomo dice che la fede senza le opere è morta! Ecco perché c’è bisogno del Papa e dei sacramenti per essere salvato!”. In seguito ci ha spiegato perché il battesimo fosse necessario per la salvezza.

Le ho detto che era una delle persone cattoliche più istruite e informate che avessi mai incontrato… era addirittura più cattolica della maggior parte dei preti con cui avevo parlato!

Più tardi, sempre quel giorno, ho visto uno scambio su Twitter che non dimenticherò mai.

Una signora aveva scritto al famoso ateo Richard Dawkins:

“Onestamente non so cosa farei se fossi incinta di un bambino con la sindrome di Down. È un vero e proprio dilemma etico…”.

Richard Dawkins le aveva risposto rapidamente:

“Abortisci e riprova. Sarebbe immorale metterlo al mondo se hai la possibilità di non farlo”.

Poi più tardi ha spiegato ulteriormente:

“Una donna che conosco e apprezzo mi ha detto che non saprebbe cosa fare se rimanesse incinta di un bambino con la sindrome di Down. Le ho detto cosa farei e perché. Pare che sia ciò che farebbe la maggior parte delle persone”

(Ha ragione! In America quasi il 75% dei bambini con sindrome di Down viene abortito, in Gran Bretagna il 90%, in Italia il 93%, in Danimarca il 98% e addirittura in Islanda il 100%).

Dopo aver naturalmente ricevuto aspre critiche da molti (inclusi degl’ atei), Dawkins ha approfondito la sua risposta su un sito internet. Questo è ciò che a sua detta avrebbe scritto se avesse avuto a disposizione più di 140 caratteri:

“Ovviamente la scelta sarebbe tua. Per quello che vale, la mia scelta sarebbe di abortire un feto con la sindrome di Down e, supponendo che tu voglia un bambino, di riprovare. Dato che ci è data la libera scelta di sottoporci a un aborto precoce o di mettere deliberatamente al mondo un figlio down, penso che la scelta più morale e sensata sarebbe quella di abortire. E in effetti è proprio quello che fa la stragrande maggioranza delle donne in America e soprattutto in Europa. Personalmente direi anche che, se la tua moralità è basata, come lo è la mia, sul desiderio di accrescere la felicità e ridurre la sofferenza, la decisione di dare alla luce un bambino down, quando hai a tua disposizione la possibilità di abortire all’inizio della gravidanza, potrebbe effettivamente essere immorale dal punto di vista del benessere del bambino. Sono d’accordo che si tratta di un’opinione personale controversa e che dovrebbe essere discussa ulteriormente e, chissà, magari ritrattata. In ogni caso, probabilmente come madre (o assieme al tuo partner) ti condanneresti a una vita di cura e assistenza a un adulto che presenta gli stessi bisogni di un bambino.Probabilmente il tuo bambino avrà una breve aspettativa di vita ma, se sopravvivrà, dovrai preoccuparti di chi si prenderà cura di lui dopo che te ne sarai andata. Non stupisce che la maggior parte delle persone scelga l’aborto quando ne ha la possibilità. Detto ciò, la scelta sarebbe interamente tua e non mi sognerei mai di provare a imporre le mie opinioni a te o a chiunque altro”.

Quello che dice Dawkins è ovviamente orribile. Un acceso sostenitore dell’aborto ha scritto che anche se l’aborto doveva essere assolutamente legale per qualsiasi ragione, “disapprovava” coloro che avrebbero permesso discriminazioni contro una persona con handicap mentali… come se un volto accigliato in segno di disapprovazione morale possa in qualche modo influenzare questo modo di pensare totalmente distorto.

La cultura della morte non dovrebbe parlare così francamente della propria malvagità, ma Dawkins l’ha fatto e per questo ha ricevuto molte critiche da parte degli atei, nonostante fosse stato semplicemente coerente con la sua visione atea del mondo. Non essendoci alcun principio morale assoluto, allora perché non uccidere? Personalmente non sono rimasto intrappolato nella sua logica; piuttosto, la mia mente è andata alla ragazza che ci aveva servito a pranzo.

Sono così felice che sua mamma non l’abbia uccisa.

In un mondo perfetto la sindrome di Down non esisterebbe, proprio come il cancro, l’AIDS e persino il peccato. Purtroppo però noi non viviamo in un mondo perfetto e dobbiamo confidare nel Signore, qualsiasi prova Dio decida di permettere nelle nostre vite.

Non voglio minimizzare le difficoltà che i genitori con figli down affrontano ogni giorno, ma ho conosciuto molte famiglie in cui uno dei membri era down e non ho mai incontrato nessuno che desiderasse aver seguito il malvagio consiglio di Dawkins.

Tuttavia non basta non uccidere i bambini affetti dalla sindrome di Down: dovremmo dimostrarci fedeli nell’evangelizzarli.

Non sono sicuro di come sarà il paradiso in ogni suo dettaglio, ma sono sicuro che ci saranno molte persone che hanno avuto la sindrome di Down sulla terra.

Per favore prega per la salvezza della ragazza che abbiamo incontrato. Ora conosce il messaggio del Vangelo; prega che il Signore possa usarlo per aprirle gli occhi sulla verità. E la prossima volta che incontri qualcuno con la sindrome di Down, abbraccialo e parlagli di Gesù: è venuto per salvare anche loro!

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